GIACOMO BECATTI (in arte e di notte "JOY")

GIACOMO BECATTI (in arte e di notte "JOY") 

13072010 1111595735563211 198826217 oRarissimo ritratto di JOY

Giacomo Becatti (in arte e di notte "JOY") nasce il 21/10/88 un giorno cuspide e biforcuto, sempre a cavallo (o sotto) di due, troppi mondi.

E' attualemente dirigente di AutisticoProduzioni. Studioso di iconoclastia 'APatafisica asoteriologica via aSocialnetwork prima dell'Era e dopoopo o poco dopo (ovvero AAJ/DAJ)alla ricerca di patacessori, nel atempo lasciato libero da una/e vita/e da cani si dedica a un hobby da nonnina stanca ma briosa: il decoupage informatico.

Joy è il nome di tante prostitute nigeriane sconvolte dal voodoo che circolano nei suoi ambienti, lavorativi e non. Condivide talmente tanto con loro, dalla quotidianità dei pasti alle modalità cognitive, che negli utimi tempi è entrato nel corpo di un JOY e si è impossessato della sua anima, come l'ennesimo demone Yoruba. Ricerca e talvolta fa le veci, quando non le feci, dell'Arte Acheropita. Al mattino, quando esce di casa (ovvero da JOY), si Fissa, quindi per conseguenza di fasi alcheMI-NO-CHE si Rovescia per poi Sdoppiarsi e Moltiplicarsi (di solito per 8 o multipli di palindromi come OTTO). I suoi studi hanno solcato i mari della Cybercultura, del PostHuman, come anche della ChirurgiaPlastica: al momento sono naufragati in una pratica chirurgica accidentale e in una fenomenologia dell'astenersi dal contemplare la sindrome di Cotard. Dice di se stesso, e a se stesso, che ha indubbiamente ancora molto da farsi; ma che eviterà di riprodursi, già impegnato com'è nella scissione (atoMINOca).  Per la Galleria Fluttuante presenta le sue opere:

1."Cartoons Ep. I & II"

2."La bambina marmotta" 

3. "LAGER-il musical"

 

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*** DIDASCALIA AL DECOUPAGE N°1  "Cartoons ep. I & II" : «Il senso di questo Decoupage sta nella combinazione di fissità/rovesciamento/sdoppiamento/moltiplicazione (ad es. degli sguardi, dai due miei, sostituiti dai 4 delle figurine, e poi quindi moltiplicati in otto con il rovesciamento del tutto). La "riflessione" è sulll'ambivalenza delle nozioni di "sguardo", "relazione", e "cambiamento", e sulla possibilità reale del "vedere" (vediamo veramente?), del riconoscersi, del cambiare. L'illustrazione l'ho scontornata da una enciclopedia di medicina chirurgica del 1910: è un'immagine piuttosto tipica di dolore e sopraffazione "barbara", il naso amputato dalla malattia e dall'aggressione violenta a una donna "ovviamente" velata (da sottolineare che l'enciclopedia era di medicina generale, non di "soccorso umanitario", curioso che per questa operazione qui, già nel 1910, abbiano trovato ovvio illustrarla con una donna in chador), quindi "altra", e che viene "risolta" grazie alla nostra chirurgia salvifica (seconda figurina, donnina con nasino nuovo). Io guardo l'immagine fino a che non mi si sovrappone, ma non ho occhi per vederla. Divento e sono un "Cartone Animato" come lei. Nell'"Episodio II" del "Cartoon della Miseria", c'è un doppio capovolgimento che si auto-annulla: mi ribalto io, ma anche le figurine dell'illustrazione, che quindi sono quelle che continuano a guardarci nella giusta, "dritta", maniera, comunicandoci anche la ciclicità del loro dramma. Perchè si rovescia anche il loro ordine, per ricominciare da capo e quindi perdere un senso "lineare", come le nostre retoriche vorrebbero: leggendo all'occidentale, da sinistra verso destra, l'immagine completa, ovvero gli episodi I e II e la loro "inutile" suddivisione, alla donna velata viene regalato un naso che poi di nuovo perde. Non cambia niente, se non la mia espressione somatica, disegnata dalle immagini di dolore e dal loro "girare a vuoto".

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